È come per i bambini seduti nei mercati. — Il confronto è tratto da uno dei divertimenti comuni dei bambini di una città orientale. Si formano in compagnie e danno vita a una rappresentazione drammatica di feste di matrimonio e sfarzo funebre. Suonano le loro pipe e si aspettano che gli altri ballino; si battono il petto in lamento e si aspettano che altri piangano. Si lamentano se gli altri non soddisfano le loro richieste.

A una tale compagnia nostro Signore paragona la generazione malvagia in cui vissero Lui e il Battista. Erano rumorosi nelle loro lamentele del Battista perché non voleva condividere la loro allegria autoindulgente; erano amareggiati contro Gesù perché non voleva vivere secondo le regole della loro ipocrita austerità. Così interpretato, l'intero passaggio è coerente. La spiegazione più comune inverte il paragone, e vede nel nostro Signore e nel Battista coloro che invitano rispettivamente al lutto e all'allegria, e sono respinti dai loro cupi compagni di gioco.

Ciò darebbe già di per sé un significato adeguato, ma non rientra nel linguaggio di nostro Signore, che identifica proprio i figli che invitano gli altri (questa più che “i loro simili”, è la vera lettura) con la “generazione” che Egli condanna. I versi che seguono, indicando il linguaggio in cui la stessa generazione ha sfogato la sua rabbia e il suo disprezzo contro le due forme di santità, concordano meglio con l'interpretazione qui adottata.

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