Il commento di Ellicott su tutta la Bibbia
Matteo 13:52
Perciò ogni scriba che è ammaestrato al regno dei cieli. — Il versetto è interessante come uno dei pochissimi passaggi in cui nostro Signore paragona la sua opera e quella degli apostoli dopo di lui a quella degli scribi delle scuole ebraiche. Che fosse così considerato durante il suo ministero - che gli uomini lo considerassero un rabbino, non meno che un profeta, o il Cristo - è chiaro dai fatti che fu chiamato con quel nome (o il suo equivalente, Maestro o Maestro) sia dai suoi discepoli che da altri; che assunse l'ufficio di scriba, interpretando le scritture nei servizi sabatici ( Luca 4:16 ); che ha interrogato con gli scribi a modo loro (“Avete mai letto?” Matteo 12:3 ; Matteo 19:4 ; Matteo 21:16, et al.
) e come uno dei loro ordini. E ora stava addestrando i discepoli, “ignoranti” com'erano, ad essere i Suoi successori in quell'ufficio. Anch'essi sedevano ai piedi di un Gamaliele, di Uno più grande di Gamaliele. Ma il suo metodo di addestramento era del tutto diverso da quello dei Maestri delle Scuole. Consisteva, non in minuti commenti sulle parole della Legge, non nelle sottigliezze di una casistica intricata e spesso rivoltante, non in leggende puerili e fantastiche, ma piuttosto nelle leggi eterne del regno di Suo Padre, e nelle molteplici parabole di coloro leggi nell'universo visibile; in questo modo li educava ad essere scribi del regno dei cieli.
Cose nuove e vecchie. — Lo stesso insegnamento di Nostro Signore è stato, naturalmente, l'esempio più alto di questa unione. C'erano le antiche leggi eterne della giustizia, la proclamazione del vero significato di tutto ciò che ogni vero maestro aveva incluso nell'idea di dovere e di religione, ma c'erano anche nuove verità, come la Sua stessa missione come Capo del regno divino e il futuro Giudice di tutti gli uomini, e l'opera dello Spirito come rigeneratrice e santificante.
Col passare degli anni e nuovi fatti, come la Crocifissione, la Resurrezione e l'Ascensione, fornirono le basi per nuove dottrine, anche queste presero posto nel magazzino dello scriba ben istruito. Ma le parole si applicavano anche al modo non meno che alla sostanza dell'insegnamento. Ora le antiche parole familiari del Legislatore e del Salmista, ora le parole gentili che l'uomo non aveva mai udito fino a quel momento, ora illustrazioni liberamente tratte, in proverbi o parabole, dal mondo della natura o degli uomini, anch'esse facevano parte del tesoro di lo scriba.
In quell'unione lo scriba dei tempi successivi, ogni vero maestro delle menti e dei cuori degli uomini, può trovare insieme il segreto della riverenza per il passato e del coraggio per il futuro. Finché estraggono dai loro tesori "cose nuove e antiche", possiamo sperare che il conservatorismo religioso sarà più del "ritenere ribelle" di un'usanza o di una formula, e il progresso religioso più di uno sconsiderato amore per la novità per in nome della sua novità.