In San Luca il racconto segue immediatamente il discorso della pianura; in S. Matteo (interviene la guarigione del lebbroso), sul Discorso della Montagna. La giustapposizione in entrambi i casi sembra implicare una connessione tra l'insegnamento e l'atto che si era fissato nella mente degli uomini. L'atto fu, infatti, soprattutto memorabile per l'insegnamento a cui condusse. Un confronto tra le due narrazioni suggerisce il pensiero che S.

Matteo registra il miracolo più con riferimento all'insegnamento associato, san Luca dopo un'indagine più attenta nei dettagli e nelle circostanze. Qui, ad esempio, si dice che il centurione sia andato da nostro Signore stesso; ma dal resoconto di san Luca apprendiamo che non venne mai di persona, ma mandò prima gli anziani dei giudei, e poi i suoi amici.

Un centurione. — La presenza di un centurione (parola che originariamente significava il comandante di un centinaio di soldati, fuori, come la maggior parte delle parole del genere, poi usata con una maggiore latitudine di significato) implicava quella di una guarnigione di stanza a Cafarnao per mantenere l'ordine. Così troviamo un centurione con i suoi soldati a Cesarea ( Atti degli Apostoli 10:1 ).

A Gerusalemme, sembrerebbe, si ritenne necessario stazionare un Chiliarca, o “capitano” di mille soldati ( Atti degli Apostoli 21:31 ); e la stessa parola ci incontra in relazione alla festa di compleanno del tetrarca Antipa (Mc Marco 6:21 ).

Qui, come nel caso di Cornelio, la fede e la vita del giudaismo (vista, possiamo ben credere, più vantaggiosa nei villaggi della Galilea che in mezzo alle fazioni di Gerusalemme) avevano lasciato una profonda impressione nella mente del soldato. Trovò una purezza, riverenza, semplicità e nobiltà di vita che non aveva trovato altrove; e così "amò la nazione" ( Luca 7:5 ), e riedificò la sinagoga della città.

È probabile, come si è già detto, che tra le rovine di Tell-Hûm, identificata come Cafarnao, abbiamo i resti dello stesso tessuto così eretto. E lui, in modo simile, aveva fatto una buona impressione sugli ebrei di quella città. Sentivano il suo amore per loro, erano pronti a svolgere la sua missione, a sostenere la sua preghiera con tutta serietà, ad attestare il suo valore. A uno il cui lavoro era stato, come quello di S.

Luca, per predicare il vangelo alle genti, tutti questi avvenimenti sarebbero stati preziosi, come primi segni di quell'abbattimento delle barriere, di quella fratellanza degli uomini in Cristo, di cui l'Apostolo che fu suo compagno fu il grande predicatore.

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