II.

Come Salmi 1 descrive i risultati dell'adempimento del patto per l'individuo contrastando la condizione di coloro che falliscono nella loro fedeltà, così Salmi 2 mostra come la relazione del patto esalti Israele sui pagani; ma sembra essere indicata una situazione politica particolare.

Gerusalemme sembra essere minacciata da una confederazione di poteri ostili e ribelli, una confederazione che ha approfittato della successione di un monarca giovane e inesperto per liberarsi dai vincoli di sudditanza e tributo. Davide, Salomone, Acaz e Uzzia sono stati considerati ciascuno di loro l'eroe e il tema del poema, ma in ogni caso c'è una certa mancanza di corrispondenza tra la storia e il salmo.

Il salmo deve quindi essere considerato come l'espressione di una visione ideale del futuro - un ideale che il poeta sentiva, dalla sua conoscenza storica del passato, non si sarebbe plasmato se non in caso di difficoltà e opposizione. Senza dubbio c'erano nella sua mente le parole profetiche dette del figlio di Davide: "Io sarò suo padre ed egli sarà mio figlio" - parole che incarnano il principio vitale della monarchia ebraica, l'idea essenziale della politica israelita, che il re era solo un reggente nel nome di Dio, il delegato di Geova e lo strumento scelto della Sua volontà.

A partire da queste parole, il poeta forma una monarchia ideale e un re ideale, uno che, pur incontrando le peggiori forme di opposizione, si dimostrerebbe un vero figlio di Davide, e per la sua fedeltà al suo Dio e alla sua nazione, un vero figlio di Dio. Imperterrito dall'aspetto minaccioso delle cose, e con parole profetiche che risuonano nelle sue orecchie, il giovane monarca mira a riaffermare la supremazia di Dio sui pagani e ad imporre ancora una volta quel vincolo della sua legge e religione da cui desideravano liberarsi.

Solo una tale visione del salmo spiega la sua mancanza di esatta coincidenza storica, e conferma le affermazioni universalmente fatte per esso della previsione messianica; perché non c'è che un passo tra il re ideale e il re messianico, un passo che, anche se forse inconsapevolmente, i poeti e i profeti d'Israele facevano per sempre.

Il salmo è lirico, con un intenso sentimento drammatico. Il poeta comincia e finisce nella propria persona; ma sentiamo i pagani mormorare le loro minacce, Geova che risponde loro con tuoni dal cielo, e dialogando animato con il suo unto, che, a sua volta, prende il discorso, e dichiara la sua missione divina e afferma la sua potenza. La disposizione strofica è abbastanza marcata.

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