LXIII.

L'incomprensione della figura del primo versetto (vedi Nota) ha fatto sì che l'iscrizione riferisse questo salmo al periodo errante della vita di Davide, riferimento del tutto fuori luogo con il contenuto del poema, anche se fosse davidico. Molto più probabile è la congettura che ne fa il sospiro di un esiliato per restaurare le sacre scene e istituzioni della sua patria, ora custodite nella memoria; ed esprime così veramente i sentimenti che sarebbero comuni a tutta la pia comunità d'Israele, che non abbiamo bisogno di affliggerci con un'indagine, per la quale i dati sono così insufficienti, sull'individuo preciso o anche sul momento preciso in cui prima si riferisce. L'ultimo verso sembra riportarci ai tempi travagliati immediatamente prima della distruzione di Gerusalemme, quando l'esistenza della monarchia tremava in bilico, e quando si potrebbe supporre che alcuni di coloro che erano già in esilio vegliassero alla sua sorte con sentimenti in cui la speranza contrastava con il dubbio, e la fede con la paura. La forma poetica è irregolare.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità