Commento biblico dell'espositore (Nicoll)
Giovanni 6:44-45
NOTA SUL CAP. VI., vers. 37, 44, 45.
Tre termini sono usati in questi versetti che richiedono un esame: "dare", "disegnare", "insegnare". I due ultimi sono usati in una connessione che lascia poco spazio a dubbi sul loro significato. “Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira... Sta scritto nei profeti, E tutti saranno ammaestrati da Dio. Ogni uomo, dunque, che ha udito e ha imparato dal Padre, viene a Me;" ma, implicitamente, nessun uomo che non abbia così imparato.
Entrambi i versetti esprimono il pensiero che senza l'aiuto speciale di Dio nessun uomo può venire a Cristo. Ci deve essere un'illuminazione divina delle facoltà umane, che permetta all'uomo di comprendere che Gesù è il Cristo e di riceverlo come tale. Queste espressioni non possono riferirsi all'illuminazione esteriore che è comunicata dalla Scrittura, dai miracoli di Cristo, e così via; perché tutta la folla a cui si rivolgeva Nostro Signore aveva tale illuminazione, eppure non tutti furono «insegnati da Dio.
L'“ascoltare” e l'“apprendere” o “essere istruiti da Dio”, di cui si parla qui, devono significare l'apertura dell'orecchio interiore mediante l'operazione invisibile di Dio stesso. Gesù afferma con enfasi che senza questo esercizio della volontà divina e del potere divino sull'individuo nessun uomo può riceverlo. La mera manifestazione di Dio nella carne non basta: è necessaria un'illuminazione interiore e speciale per consentire all'uomo di riconoscere Dio manifestato nella carne.
Le parole, poi, della vers. 44 ( Giovanni 6:44 ) significano solo che per comprendere il significato di Cristo e arrendersi a Lui dobbiamo essere aiutati individualmente e interiormente da Dio.
Se il "dare" della ver. 37 ( Giovanni 6:37 ) intende significare un atto precedente all'insegnamento e il disegno può ragionevolmente essere messo in dubbio. È anteriore alla “venuta” a Cristo, come provano i termini del versetto: “Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me: e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori.
Il preside Reynolds dice che è “l'attività presente della grazia del Padre che si intende, non una conclusione scontata”. Senza dubbio è vero in senso stretto. Nostro Signore, di fronte all'incredulità generale, si consola con la certezza che, dopo tutto, attirerà a sé tutti coloro che il Padre gli dà; e questo implica che il dono del Padre è il fattore principale del suo successo.