Commento alla Bibbia di Leslie M. Grant
Giobbe 17:1-16
Giobbe ha molto più da dire di quanto avessero i suoi amici, e possiamo meravigliarci del modo dettagliato in cui descrive la sua condizione attuale in contrasto con ciò che un tempo aveva goduto. "Il mio spirito è affranto, i miei giorni sono spenti, la tomba è pronta per me" (v.1). Era vero che gli schernitori erano con lui? Potrebbero pensare di essere dei consolatori, ma non lo stavano prendendo in giro? (v.2).
Giobbe si considerava così disprezzato che nessuno gli avrebbe nemmeno stretto la mano, e pensava che Dio avesse nascosto il loro cuore alla comprensione (vv.3-4). Al versetto 5 non stava certo accusando i suoi amici di adularlo, ma intendeva dire che non avrebbe osato adularli?
Ma piuttosto che essere adulato dalla gente, Giobbe ora pensava che Dio lo avesse reso un simbolo del popolo (v.6), uno in faccia al quale gli uomini avrebbero sputato. Se questo non era letteralmente vero, lo era in senso figurato. Il suo dolore aveva intaccato la sua vista e sentiva che le sue membra del corpo erano come ombre. (v.7). Se gli uomini fossero retti, si stupirebbero delle sofferenze di Giobbe, ma i suoi amici non mostrarono tale stupore.
Giobbe infatti, sapendosi innocente delle accuse contro di lui, si arrabbiò contro l'ipocrisia dei suoi amici, e Giobbe avrebbe tenuto la sua strada nonostante l'opposizione. Come egli dice, «chi ha le mani pulite sarà sempre più forte» (v.9). Questo è vero, ma a quel tempo i piedi di Giobbe erano sempre più forti? Grazie a Dio la sua esperienza si sarebbe certamente conclusa con il suo rafforzamento.
Nel versetto 10 Giobbe supplica i suoi amici di tornare di nuovo, cioè, senza dubbio, di tornare a una posizione ragionevole di essere effettivamente consolatori, perché non aveva trovato nessuno dei tre saggi. (v.11). Gli sembrava che la sua vita fosse finita, e non c'era niente per cui vivere. Nel versetto 12 sembra che si riferisca ai suoi amici che cambiano la notte in giorno, cioè che considerano le angoscianti esperienze notturne di Giobbe come abbastanza leggere da far loro capire che i suoi problemi erano a causa del suo peccato.