Commento, spiegazione e studio di Daniele 10:4-10, verso per verso
E il ventiquattresimo giorno del primo mese, come io mi trovavo in riva al gran fiume, che è lo iddekel,
alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, con attorno ai fianchi una cintura d'oro d'Ufaz.
Il suo corpo era come un crisolito, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi eran come fiamme di fuoco, le sue braccia e i suoi piedi parevano terso rame, e il suono della sua voce era come un rumore d'una moltitudine.
Io solo, Daniele, vidi la visione; gli uomini ch'erano meco non la videro, ma un gran terrore piombò su loro, e fuggirono a nascondersi.
E io rimasi solo, ed ebbi questa grande visione. In me non rimase più forza; il mio viso mutò colore fino a rimanere sfigurato, e non mi restò alcun vigore.
Udii il suono delle sue parole; e, all'udire il suono delle sue parole, caddi profondamente assopito, con la faccia a terra.
Ed ecco, una mano mi toccò, e mi fece stare sulle ginocchia e sulle palme delle mani.