Commento, spiegazione e studio di Daniele 6:8-15, verso per verso
Ora, o re, promulga il divieto e firmane l'atto perché sia immutabile, conformemente alla legge dei edi e de' Persiani, che è irrevocabile".
Il re Dario quindi firmò il decreto e il divieto.
E quando Daniele seppe che il decreto era firmato, entrò in casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchi, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come soleva fare per l'addietro.
Allora quegli uomini accorsero tumultuosamente, e trovarono Daniele che faceva richieste e supplicazioni al suo Dio.
Poi s'accostarono al re, e gli parlarono del divieto reale: "Non hai tu firmato un divieto, per il quale chiunque entro lo spazio di trenta giorni farà qualche richiesta a qualsivoglia dio o uomo tranne che a te, o re, deve essere gettato nella fossa de' leoni?" Il re rispose e disse: "La cosa è stabilita, conformemente alla legge dei Medi e de' Persiani, che è irrevocabile".
Allora quelli ripresero a dire in presenza del re: "Daniele, che è fra quelli che son stati menati in cattività da Giuda, non tiene in alcun conto né te, o re, né il divieto che tu hai firmato, ma prega il suo Dio tre volte al giorno".
Quand'ebbe udito questo, il re ne fu dolentissimo, e si mise in cuore di liberar Daniele; e fino al tramonto del sole fece di tutto per salvarlo.
Ma quegli uomini vennero tumultuosamente al re, e gli dissero: "Sappi, o re, che è legge dei Medi e de' Persiani che nessun divieto o decreto promulgato dal re possa essere mutato".