Commento, spiegazione e studio di Filippesi 2:17-30, verso per verso
E se anche io debba essere offerto a mo' di libazione sul sacrificio e sul servigio della vostra fede, io ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi;
e nello stesso modo gioitene anche voi e rallegratevene meco.
Or io spero nel Signor Gesù di mandarvi tosto Timoteo affinché io pure sia incoraggiato, ricevendo notizie dello stato vostro.
Perché non ho alcuno d'animo pari al suo, che abbia sinceramente a cuore quel che vi concerne.
Poiché tutti cercano il loro proprio; non ciò che è di Cristo Gesù.
Ma voi lo conoscete per prova, poiché nella maniera che un figliuolo serve al padre egli ha servito meco nella causa del Vangelo.
Spero dunque di mandarvelo, appena avrò veduto come andranno i fatti miei;
ma ho fiducia nel Signore che io pure verrò presto.
Però ho stimato necessario di mandarvi Epafròdito, mio fratello, mio collaboratore e commilitone, inviatomi da voi per supplire ai miei bisogni,
giacché egli avea gran brama di vedervi tutti ed era angosciato perché avevate udito ch'egli era stato infermo.
E difatti è stato infermo, e ben vicino alla morte; ma Iddio ha avuto pietà di lui; e non soltanto di lui, ma anche di me, perch'io non avessi tristezza sopra tristezza.
Perciò ve l'ho mandato con tanta maggior premura, affinché, vedendolo di nuovo, vi rallegriate, e anch'io sia men rattristato.
Accoglietelo dunque nel Signore con ogni allegrezza, e abbiate stima di uomini cosiffatti;
perché, per l'opera di Cristo egli è stato vicino alla morte, avendo arrischiata la propria vita per supplire ai servizi che non potevate rendermi voi stessi.