Commento, spiegazione e studio di Geremia 10:3-16, verso per verso
Poiché i costumi dei popoli sono vanità; giacché si taglia un albero nella foresta e le mani dell'operaio lo lavorano con l'ascia;
lo si adorna d'argento e d'oro, lo si fissa con chiodi e coi martelli perché non si muova.
Cotesti dèi son come pali in un orto di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli, perché non posson camminare. Non li temete! perché non possono fare alcun male, e non è in loro potere di far del bene.
Non v'è alcuno pari a te, o Eterno; tu sei grande, e grande in potenza è il tuo nome.
Chi non ti temerebbe, o re delle nazioni? Poiché questo t'è dovuto; giacché fra tutti i savi delle nazioni e in tutti i loro regni non v'è alcuno pari a te.
Ma costoro tutti insieme sono stupidi e insensati; non è che una dottrina di vanità; non è altro che legno;
argento battuto in lastre portato da Tarsis, oro venuto da Ufaz, opera di scultore e di man d'orefice; son vestiti di porpora e di scarlatto, son tutti lavoro d'abili artefici.
Ma l'Eterno è il vero Dio, egli è l'Iddio vivente, e il re eterno; per l'ira sua trema la terra, e le nazioni non posson reggere dinanzi al suo sdegno.
Così direte loro: "Gli dèi che non han fatto i cieli e la terra, scompariranno di sulla terra e di sotto il cielo".
Egli, con la sua potenza, ha fatto la terra; con la sua sapienza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha disteso i cieli.
Quando fa udire la sua voce v'è un rumor d'acque nel cielo; ei fa salire i vapori dalle estremità della terra, fa guizzare i lampi per la pioggia e trae il vento dai suoi serbatoi;
ogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza; ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le sue immagini fuse sono una menzogna, e non v'è soffio vitale in loro.
Sono vanità, lavoro d'inganno; nel giorno del castigo, periranno.
A loro non somiglia Colui ch'è la parte di Giacobbe; perché Egli è quel che ha formato tutte le cose, e sraele è la tribù della sua eredità. Il suo nome è l'Eterno degli eserciti.