Commento, spiegazione e studio di Geremia 4:3-31, verso per verso
Poiché così parla l'Eterno a quei di Giuda e di Gerusalemme: Dissodatevi un campo nuovo, e non seminate fra le spine!
Circoncidetevi per l'Eterno, circoncidete i vostri cuori, o uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme, affinché il mio furore non scoppi come un fuoco, e non s'infiammi sì che nessuno possa spegnerlo, a motivo della malvagità delle vostre azioni!
Annunziate in Giuda, bandite questo in Gerusalemme, e dite: "Suonate le trombe nel paese!" gridate forte e dite: "Adunatevi ed entriamo nelle città forti!"
Alzate la bandiera verso Sion, cercate un rifugio, non vi fermate, perch'io faccio venire dal settentrione una calamità e una grande rovina.
Un leone balza fuori dal folto del bosco, e un distruttore di nazioni s'è messo in via, ha lasciato il suo luogo, per ridurre il tuo paese in desolazione, sì che le tue città saranno rovinate e prive d'abitanti.
Perciò, cingetevi di sacchi, fate cordoglio, mandate lamenti! perché l'ardente ira dell'Eterno non s'è stornata da noi.
E in quel giorno avverrà, dice l'Eterno, che il cuore del re e il cuore de' capi verranno meno, i sacerdoti saranno attoniti, e i profeti stupefatti.
Allora io dissi: "Ahi! Signore, Eterno! tu hai dunque ingannato questo popolo e Gerusalemme dicendo: Voi avrete pace mentre la spada penetra fino all'anima".
In quel tempo si dirà a questo popolo e a Gerusalemme: Un vento ardente viene dalle alture del deserto verso la figliuola del mio popolo, non per vagliare, non per nettare il grano;
un vento anche più impetuoso di quello verrà da parte mia; ora anch'io pronunzierò la sentenza contro di loro.
Ecco, l'invasore sale come fan le nuvole, e i suoi carri son come un turbine; i suoi cavalli son più rapidi delle aquile. "Guai a noi! poiché siam devastati!"
O Gerusalemme, netta il tuo cuore dalla malvagità, affinché tu sia salvata. Fino a quando albergheranno in te i tuoi pensieri iniqui?
Poiché una voce che viene da Dan annunzia la calamità, e la bandisce dai colli d'Efraim.
"Avvertitene le nazioni, fatelo sapere a Gerusalemme: degli assedianti vengono da un paese lontano, e mandan le loro grida contro le città di Giuda".
Si son posti contro Gerusalemme da ogni lato, a guisa di guardie d'un campo, perch'ella s'è ribellata contro di me, dice l'Eterno.
Il tuo procedere e le tue azioni t'hanno attirato queste cose; quest'è il frutto della tua malvagità; sì, è amaro; sì, è cosa che t'arriva al cuore.
Le mie viscere! le mie viscere! Io sento un gran dolore! Oh le pareti del mio cuore! Il mio cuore mi batte in petto! Io non posso tacermi; poiché, anima mia, tu odi il suon della tromba, il grido di guerra.
S'annunzia rovina sopra rovina, poiché tutto il paese è devastato. Le mie tende sono distrutte ad un tratto, i miei padiglioni, in un attimo.
Fino a quando vedrò la bandiera e udrò il suon della tromba?
Veramente il mio popolo è stolto, non mi conosce; son de' figliuoli insensati, e non hanno intelligenza; ono sapienti per fare il male; ma il bene non lo sanno fare.
Io guardo la terra, ed ecco è desolata e deserta; i cieli, e son senza luce.
Guardo i monti, ed ecco tremano, e tutti i colli sono agitati.
Guardo, ed ecco non c'è uomo, e tutti gli uccelli del cielo son volati via.
Guardo, ed ecco il Carmelo è un deserto, e tutte le sue città sono abbattute dinanzi all'Eterno, dinanzi all'ardente sua ira.
Poiché così parla l'Eterno: Tutto il paese sarà desolato, ma io non lo finirò del tutto.
A motivo di questo, la terra fa cordoglio, e i cieli di sopra s'oscurano; perché io l'ho detto, l'ho stabilito, e non me ne pento, e non mi ritratterò.
Al rumore dei cavalieri e degli arcieri tutte le città sono in fuga; tutti entrano nel folto de' boschi, montano sulle rocce; tutte le città sono abbandonate, e non v'è più alcun abitante.
E tu che stai per esser devastata, che fai? Hai un bel vestirti di scarlatto, un bel metterti i tuoi ornamenti d'oro, un bell'ingrandirti gli occhi col belletto! Invano t'abbellisci; i tuoi amanti ti sprezzano, voglion la tua vita.
Poiché io odo de' gridi come di donna ch'è nei dolori; un'angoscia come quella di donna nel suo primo parto; è la voce della figliuola di Sion, che sospira ansimando e stende le mani: "Ahi me lassa! che l'anima mia vien meno dinanzi agli uccisori".