Commento, spiegazione e studio di Geremia 46:20-26, verso per verso
L'Egitto è una giovenca bellissima, ma viene un tafano, viene dal settentrione.
Anche i mercenari che sono in mezzo all'Egitto son come vitelli da ingrasso; anch'essi volgono il orso, fuggon tutti assieme, non resistono; poiché piomba su loro il giorno della loro calamità, il tempo della loro visitazione.
La sua voce giunge come quella d'un serpente; poiché s'avanzano con un esercito, marcian contro a lui con scuri, come tanti tagliaboschi.
Essi abbattono la sua foresta, dice l'Eterno, benché sia impenetrabile, perché quelli son più numerosi delle locuste, non si posson contare.
La figliuola dell'Egitto è coperta d'onta, è data in mano del popolo del settentrione.
L'Eterno degli eserciti, l'Iddio d'Israele, dice: Ecco, io punirò Amon di No, Faraone, l'Egitto, i suoi dèi, i suoi re, Faraone e quelli che confidano in lui;
li darò in mano di quei che cercano la loro vita, in mano di Nebucadnetsar, re di Babilonia, e in mano de' suoi servitori; ma, dopo questo, l'Egitto sarà abitato come ai giorni di prima, dice l'Eterno.