Commento, spiegazione e studio di Geremia 48:28-34, verso per verso
Abbandonate le città e andate a stare nelle rocce, o abitanti di Moab! Siate come le colombe che fanno il lor nido sull'orlo de' precipizi.
Noi abbiamo udito l'orgoglio di Moab, l'orgogliosissimo popolo, la sua arroganza, la sua superbia, la sua fierezza, l'alterigia del suo cuore.
Io conosco la sua tracotanza, dice l'Eterno, ch'è mal fondata; le sue vanterie non hanno approdato a nulla di stabile.
Perciò, io alzo un lamento su Moab, io do in gridi per tutto Moab; perciò si geme per quei di ir-Heres.
O vigna di Sibma, io piango per te più ancora che per Jazer; i tuoi rami andavan oltre il mare, arrivavano fino al mare di Jazer; il devastatore è piombato sui tuoi frutti d'estate e sulla tua vendemmia.
La gioia e l'allegrezza sono scomparse dalla fertile campagna e dal paese di Moab; io ho fatto venir meno il vino negli strettoi; non si pigia più l'uva con gridi di gioia; il grido che s'ode non è più il grido di gioia.
Gli alti lamenti di Heshbon giungon fino a Elealeh; si fanno udire fin verso Jahats; da Tsoar fino a oronaim, fino a Eglath-Sceliscia; perfino le acque di Nimrim son prosciugate.