Commento, spiegazione e studio di Giobbe 14:1-12, verso per verso
L'uomo, nato di donna, vive pochi giorni, e sazio d'affanni.
Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un'ombra, e non dura.
E sopra un essere così, tu tieni gli occhi aperti! E mi fai comparir teco in giudizio!
Chi può trarre una cosa pura da una impura? Nessuno.
Giacché i suoi giorni son fissati, e il numero de' suoi mesi dipende da te, e tu gli hai posto un termine ch'egli non può varcare,
storna da lui lo sguardo, sì ch'egli abbia un po' di requie, e possa godere come un operaio la fine della ua giornata.
Per l'albero, almeno c'è speranza; se è tagliato, rigermoglia e continua a metter rampolli.
Quando la sua radice è invecchiata sotto terra, e il suo tronco muore nel suolo,
a sentir l'acqua, rinverdisce e mette rami come una pianta nuova.
Ma l'uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira e dov'è egli?
Le acque del lago se ne vanno, il fiume vien meno e si prosciuga;
così l'uomo giace, e non risorge più; finché non vi sian più cieli, ei non si risveglierà né sarà più destato dal suo sonno.