Commento, spiegazione e studio di Giobbe 20:11-29, verso per verso
Il vigor giovanile che gli riempiva l'ossa giacerà nella polvere con lui.
Il male è dolce alla sua bocca, se lo nasconde sotto la lingua,
lo risparmia, non lo lascia andar giù, lo trattiene sotto al suo palato:
ma il cibo gli si trasforma nelle viscere, e gli diventa in corpo veleno d'aspide.
Ha trangugiato ricchezze e le vomiterà; Iddio stesso gliele ricaccerà dal ventre.
Ha succhiato veleno d'aspide, la lingua della vipera l'ucciderà.
Non godrà più la vista d'acque perenni, né di rivi fluenti di miele e di latte.
Renderà il frutto delle sue fatiche, senza poterlo ingoiare. Pari alla sua ricchezza sarà la restituzione che ne dovrà fare, e così non godrà dei suoi beni.
Perché ha oppresso e abbandonato il povero, s'è impadronito di case che non avea costruite;
perché la sua ingordigia non conobbe requie, egli non salverà nulla di ciò che ha tanto bramato.
La sua voracità non risparmiava nulla, perciò il suo benessere non durerà.
Nel colmo dell'abbondanza, si troverà in penuria; la mano di chiunque ebbe a soffrir tormenti si leverà contro lui.
Quando starà per riempirsi il ventre, ecco Iddio manderà contro a lui l'ardor della sua ira; gliela farà piovere addosso per servirgli di cibo.
Se scampa alle armi di ferro, lo trafigge l'arco di rame.
Si strappa il dardo, esso gli esce dal corpo, la punta sfolgorante gli vien fuori dal fiele, lo assalgono i terrori della morte.
Buio profondo è riservato a' suoi tesori; lo consumerà un fuoco non attizzato dall'uomo, che divorerà quel che resta nella sua tenda.
Il cielo rivelerà la sua iniquità, e la terra insorgerà contro di lui.
Le rendite della sua casa se n'andranno, portate via nel giorno dell'ira di Dio.
Tale la parte che Dio riserba all'empio, tale il retaggio che Dio gli destina".