Commento, spiegazione e studio di Giobbe 21:17-34, verso per verso
Quando avvien mai che la lucerna degli empi si spenga, che piombi loro addosso la ruina, e che Dio, nella sua ira, li retribuisca di pene?
Quando son essi mai come paglia al vento, come pula portata via dall'uragano?
"Iddio," mi dite, "serba castigo pei figli dell'empio". Ma punisca lui stesso! che lo senta lui,
che vegga con gli occhi propri la sua ruina, e beva egli stesso l'ira dell'Onnipotente!
E che importa all'empio della sua famiglia dopo di lui, quando il numero dei suoi mesi e ormai compiuto?
S'insegnerà forse a Dio la scienza? a lui che giudica quelli di lassù?
L'uno muore in mezzo al suo benessere, quand'è pienamente tranquillo e felice,
ha i secchi pieni di latte, e fresco il midollo dell'ossa.
L'altro muore con l'amarezza nell'anima, senz'aver mai gustato il bene.
Ambedue giacciono ugualmente nella polvere, e i vermi li ricoprono.
Ah! li conosco i vostri pensieri, e i piani che formate per abbattermi!
Voi dite: "E dov'è la casa del prepotente? dov'è la tenda che albergava gli empi?"
Non avete dunque interrogato quelli che hanno viaggiato? Voi non vorrete negare quello che attestano;
che, cioè, il malvagio è risparmiato nel dì della ruina, che nel giorno dell'ira egli sfugge.
Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta? Chi gli rende quel che ha fatto?
Egli è portato alla sepoltura con onore, e veglia egli stesso sulla sua tomba.
Lievi sono a lui le zolle della valle; dopo, tutta la gente segue le sue orme; e, anche prima, una folla immensa fu come lui.
Perché dunque m'offrite consolazioni vane? Delle vostre risposte altro non resta che falsità".