Commento, spiegazione e studio di Giobbe 28:1-12, verso per verso
Ha una miniera l'argento, e l'oro un luogo dove lo si affina.
Il ferro si cava dal suolo, e la pietra fusa dà il rame.
L'uomo ha posto fine alle tenebre, egli esplora i più profondi recessi, per trovar le pietre che son nel buio, nell'ombra di morte.
Scava un pozzo lontan dall'abitato; il piede più non serve a quei che vi lavorano; son sospesi, oscillano lungi dai mortali.
Dalla terra esce il pane, ma, nelle sue viscere, è sconvolta come dal fuoco.
Le sue rocce son la dimora dello zaffiro, e vi si trova della polvere d'oro.
L'uccello di rapina non conosce il sentiero che vi mena, né l'ha mai scorto l'occhio del falco.
Le fiere superbe non vi hanno messo piede, e il leone non v'è passato mai.
L'uomo stende la mano sul granito, rovescia dalle radici le montagne.
Pratica trafori per entro le rocce, e l'occhio suo scorge quanto v'è di prezioso.
Infrena le acque perché non gemano, e le cose nascoste trae fuori alla luce.
Ma la Sapienza, dove trovarla? E dov'è il luogo della Intelligenza?