Commento, spiegazione e studio di Giobbe 28:7-22, verso per verso
L'uccello di rapina non conosce il sentiero che vi mena, né l'ha mai scorto l'occhio del falco.
Le fiere superbe non vi hanno messo piede, e il leone non v'è passato mai.
L'uomo stende la mano sul granito, rovescia dalle radici le montagne.
Pratica trafori per entro le rocce, e l'occhio suo scorge quanto v'è di prezioso.
Infrena le acque perché non gemano, e le cose nascoste trae fuori alla luce.
Ma la Sapienza, dove trovarla? E dov'è il luogo della Intelligenza?
L'uomo non ne sa la via, non la si trova sulla terra de' viventi.
L'abisso dice: "Non è in me"; il mare dice: "Non sta da me".
Non la si ottiene in cambio d'oro, né la si compra a peso d'argento.
Non la si acquista con l'oro di Ofir, con l'onice prezioso o con lo zaffiro.
L'oro ed il vetro non reggono al suo confronto, non la si dà in cambio di vasi d'oro fino.
Non si parli di corallo, di cristallo; la Sapienza val più delle perle.
Il topazio d'Etiopia non può starle a fronte, l'oro puro non ne bilancia il valore.
Donde vien dunque la Sapienza? E dov'è il luogo della Intelligenza?
Essa è nascosta agli occhi d'ogni vivente, è celata agli uccelli del cielo.
L'abisso e la morte dicono: "Ne abbiamo avuto qualche sentore".