Commento, spiegazione e studio di Giobbe 29:11-20, verso per verso
L'orecchio che mi udiva, mi diceva beato; l'occhio che mi vedeva mi rendea testimonianza,
perché salvavo il misero che gridava aiuto, e l'orfano che non aveva chi lo soccorresse.
Scendea su me la benedizione di chi stava per perire, e facevo esultare il cuor della vedova.
La giustizia era il mio vestimento ed io il suo; la probità era come il mio mantello e il mio turbante.
Ero l'occhio del cieco, il piede dello zoppo;
ero il padre de' poveri, e studiavo a fondo la causa dello sconosciuto.
Spezzavo la ganascia all'iniquo, e gli facevo lasciar la preda che avea fra i denti.
E dicevo: "Morrò nel mio nido, e moltiplicherò i miei giorni come la rena;
le mie radici si stenderanno verso l'acque, la rugiada passerà la notte sui miei rami;
la mia gloria sempre si rinnoverà, e l'arco rinverdirà nella mia mano".