Commento, spiegazione e studio di Giobbe 29:5-17, verso per verso
quando l'Onnipotente stava ancora meco, e avevo i miei figliuoli d'intorno;
quando mi lavavo i piedi nel latte e dalla roccia mi fluivano ruscelli d'olio!
Allorché uscivo per andare alla porta della città e mi facevo preparare il seggio sulla piazza,
i giovani, al vedermi, si ritiravano, i vecchi s'alzavano e rimanevano in piedi;
i maggiorenti cessavan di parlare e si mettevan la mano sulla bocca;
la voce dei capi diventava muta, la lingua s'attaccava al loro palato.
L'orecchio che mi udiva, mi diceva beato; l'occhio che mi vedeva mi rendea testimonianza,
perché salvavo il misero che gridava aiuto, e l'orfano che non aveva chi lo soccorresse.
Scendea su me la benedizione di chi stava per perire, e facevo esultare il cuor della vedova.
La giustizia era il mio vestimento ed io il suo; la probità era come il mio mantello e il mio turbante.
Ero l'occhio del cieco, il piede dello zoppo;
ero il padre de' poveri, e studiavo a fondo la causa dello sconosciuto.
Spezzavo la ganascia all'iniquo, e gli facevo lasciar la preda che avea fra i denti.