Commento, spiegazione e studio di Giobbe 30:20-31, verso per verso
Io grido a te, e tu non mi rispondi; ti sto dinanzi, e tu mi stai a considerare!
Ti sei mutato in nemico crudele verso di me; mi perseguiti con la potenza della tua mano.
Mi levi per aria, mi fai portar via dal vento, e mi annienti nella tempesta.
Giacché, lo so, tu mi meni alla morte, alla casa di convegno di tutti i viventi.
Ma chi sta per perire non protende la mano? e nell'angoscia sua non grida al soccorso?
Non piangevo io forse per chi era nell'avversità? l'anima mia non era ella angustiata per il povero?
Speravo il bene, ed è venuto il male; aspettavo la luce, ed è venuta l'oscurità!
Le mie viscere bollono e non hanno requie, son venuti per me giorni d'afflizione.
Me ne vo tutto annerito, ma non dal sole; mi levo in mezzo alla raunanza, e grido aiuto;
son diventato fratello degli sciacalli, compagno degli struzzi.
La mia pelle è nera, e cade a pezzi; le mie ossa son calcinate dall'arsura.
La mia cetra non dà più che accenti di lutto, e la mia zampogna voce di pianto.