Commento, spiegazione e studio di Giobbe 33:6-18, verso per verso
Ecco, io sono uguale a te davanti a Dio; anch'io, fui tratto dall'argilla.
Spavento di me non potrà quindi sgomentarti, e il peso della mia autorità non ti potrà schiacciare.
Davanti a me tu dunque hai detto (e ho bene udito il suono delle tue parole):
"Io sono puro, senza peccato; sono innocente, non c'è iniquità in me;
ma Dio trova contro me degli appigli ostili, mi tiene per suo nemico;
mi mette i piedi nei ceppi, spia tutti i miei movimenti".
E io ti rispondo: In questo non hai ragione; giacché Dio è più grande dell'uomo.
Perché contendi con lui? poich'egli non rende conto d'alcuno dei suoi atti.
Iddio parla, bensì, una volta ed anche due, ma l'uomo non ci bada;
parla per via di sogni, di visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali, quando sui loro letti essi giacciono assopiti;
allora egli apre i loro orecchi e dà loro in segreto degli ammonimenti,
per distoglier l'uomo dal suo modo d'agire e tener lungi da lui la superbia;
per salvargli l'anima dalla fossa, la vita dal dardo mortale.