Commento, spiegazione e studio di Giobbe 6:4-12, verso per verso
Ché le saette dell'Onnipotente mi trafiggono, lo spirito mio ne sugge il veleno; i terrori di Dio si chierano in battaglia contro me.
L'asino salvatico raglia forse quand'ha l'erba davanti? mugghia forse il bue davanti alla pastura?
Si può egli mangiar ciò ch'è scipito e senza sale? c'è qualche gusto in un chiaro d'uovo?
L'anima mia rifiuta di toccare una simil cosa, essa è per me come un cibo ripugnante.
Oh, m'avvenisse pur quello che chiedo, e mi desse Iddio quello che spero!
Volesse pure Iddio schiacciarmi, stender la mano e tagliare il filo de' miei giorni!
Sarebbe questo un conforto per me, esulterei nei dolori ch'egli non mi risparmia; giacché non ho rinnegato le parole del Santo.
Che è mai la mia forza perch'io speri ancora? Che fine m'aspetta perch'io sia paziente?
La mia forza è essa forza di pietra? e la mia carne, carne di rame?