Commento, spiegazione e studio di Giobbe 7:1-11, verso per verso
La vita dell'uomo sulla terra è una milizia; i giorni suoi son simili ai giorni d'un operaio.
Come lo schiavo anela l'ombra e come l'operaio aspetta il suo salario,
così a me toccan mesi di sciagura, e mi sono assegnate notti di dolore.
Non appena mi corico, dico: "Quando mi leverò?" Ma la notte si prolunga, e mi sazio d'agitazioni infino all'alba.
La mia carne è coperta di vermi e di croste terrose, la mia pelle si richiude, poi riprende a suppurare.
I miei giorni sen vanno più veloci della spola, si consumano senza speranza.
Ricordati, che la mia vita e un soffio! L'occhio mio non vedrà più il bene.
Lo sguardo di chi ora mi vede non mi potrà più scorgere; gli occhi tuoi mi cercheranno, ma io non sarò più.
La nuvola svanisce e si dilegua; così chi scende nel soggiorno de' morti non ne risalirà;
non tornerà più nella sua casa, e il luogo ove stava non lo riconoscerà più.
Io, perciò, non terrò chiusa la bocca; nell'angoscia del mio spirito io parlerò, mi lamenterò nell'amarezza dell'anima mia.