Commento, spiegazione e studio di Giobbe 9:11-24, verso per verso
Ecco, ei mi passa vicino, ed io nol veggo; mi scivola daccanto e non me n'accorgo.
Ecco afferra la preda, e chi si opporrà? Chi oserà dirgli: "Che fai?"
Iddio non ritira la sua collera; sotto di lui si curvano i campioni della superbia.
E io, come farei a rispondergli, a sceglier le mie parole per discuter con lui?
Avessi anche ragione, non gli replicherei, ma chiederei mercé al mio giudice.
S'io lo invocassi ed egli mi rispondesse, non però crederei che avesse dato ascolto alla mia voce;
egli che mi piomba addosso dal seno della tempesta, che moltiplica senza motivo le mie piaghe,
che non mi lascia riprender fiato, e mi sazia d'amarezza.
Se si tratta di forza, ecco, egli è potente; se di diritto, ei dice: "Chi mi fisserà un giorno per comparire"?
Fossi pur giusto, la mia bocca stessa mi condannerebbe; fossi pure integro, essa mi farebbe dichiarar perverso.
Integro! Sì, lo sono! di me non mi preme, io disprezzo la vita!
Per me è tutt'uno! perciò dico: "Egli distrugge ugualmente l'integro ed il malvagio.
Se un flagello, a un tratto, semina la morte, egli ride dello sgomento degli innocenti.
La terra è data in balìa dei malvagi; ei vela gli occhi ai giudici di essa; se non è lui, chi è dunque"?