Commento, spiegazione e studio di Giosuè 8:23-29, verso per verso
Il re d'Ai lo presero vivo, e lo menarono a Giosuè.
Quando Israele ebbe finito d'uccidere tutti gli abitanti d'Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l'aveano inseguito, e tutti furon caduti sotto i colpi della spada finché non ne rimase più, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada.
Tutti quelli che caddero in quel giorno, fra uomini e donne, furon dodicimila: vale a dire tutta la gente d'Ai.
Giosuè non ritirò la mano che avea stesa con la lancia, finché non ebbe sterminato tutti gli abitanti d'Ai.
Israele prese per se soltanto il bestiame e il bottino di quella città, secondo l'ordine che l'Eterno avea dato a Giosuè.
Giosuè arse dunque Ai e la ridusse in perpetuo in un mucchio di ruine, com'è anch'oggi.
Quanto al re d'Ai, l'appiccò a un albero, e ve lo lasciò fino a sera; ma al tramonto del sole Giosuè ordinò che il cadavere fosse calato dall'albero; e lo gittarono all'ingresso della porta della città, e gli ammassarono sopra un gran mucchio di pietre, che rimane anche al di d'oggi.