Commento, spiegazione e studio di Giudici 3:20-30, verso per verso
Allora Ehud s'accostò al re, che stava seduto nella sala disopra, riservata a lui solo per prendervi il fresco, e gli disse: "Ho una parola da dirti da parte di Dio". Quegli s'alzò dal suo seggio:
e Ehud, stesa la mano sinistra, trasse la spada dal suo fianco destro, e gliela piantò nel ventre.
Anche l'elsa entrò dopo la lama, e il grasso si rinchiuse attorno alla lama; poich'egli non gli ritirò dal ventre la spada, che gli usciva per di dietro.
Poi Ehud uscì nel portico, chiuse le porte della sala disopra, e mise i chiavistelli.
Or quando fu uscito, vennero i servi, i quali guardarono, ed ecco che le porte della sala disopra eran chiuse a chiavistello; e dissero: "Certo egli fa i suoi bisogni nello stanzino della sala fresca".
E tanto aspettarono, che ne furon confusi; e com'egli non apriva le porte della sala, quelli presero la chiave, aprirono, ed ecco che il loro signore era steso per terra, morto.
Mentr'essi indugiavano, Ehud si diè alla fuga, passò oltre le cave di pietra, e si mise in salvo nella eira.
Arrivato che fu, suonò la tromba nella contrada montuosa di Efraim, e i figliuoli d'Israele scesero con lui dalla contrada montuosa, ed egli si mise alla loro testa.
E disse loro: "Seguitemi, perché l'Eterno v'ha dato nelle mani i Moabiti, vostri nemici". E quelli scesero dietro a lui, s'impadronirono de' guadi del Giordano per impedirne il passo ai Moabiti, e non lasciaron passare alcuno.
In quel tempo sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti robusti e valorosi; e non ne scampò uno.
Così, in quel giorno, Moab fu umiliato sotto la mano d'Israele, e il paese ebbe requie per ottant'anni.