Commento, spiegazione e studio di Isaia 10:24-34, verso per verso
Così dunque dice il Signore, l'Eterno degli eserciti: O popolo mio, che abiti in Sion, non temere l'Assiro, benché ti batta di verga e alzi su te il bastone, come fece l'Egitto!
Ancora un breve, brevissimo tempo, e la mia indignazione sarà finita, e l'ira mia si volgerà alla loro distruzione.
L'Eterno degli eserciti leverà contro di lui la frustra, come quando colpì Madian, alla roccia d'Oreb; e come alzò il suo bastone sul mare, così l'alzerà ancora, come in Egitto.
E, in quel giorno, il suo carico ti cadrà dalle spalle, e il suo giogo di sul collo; il giogo sarò scosso dalla tua forza rigogliosa.
L'Assiro marcia contro Aiath, attraversa Migron, depone i suoi bagagli a Micmash.
Valicano il passo, passano la notte a Gheba, Rama trema, Ghibea di Saul è in fuga.
Grida forte a tutta voce, o figlia di Gallim! Tendi l'orecchio, o Laish! Povera Anathoth!
Madmenah è in fuga precipitosa, gli abitanti di Ghebim cercano un rifugio.
Oggi stesso sosterà a Nob, agitando il pugno contro il monte della figlia di Sion, contro la collina di erusalemme.
Ecco, il Signore, l'Eterno degli Eserciti, stronca i rami in modo tremendo; i più alti sono tagliati, i più superbi sono atterrati.
Egli abbatte col ferro il folto della foresta, e il Libano cade sotto i colpi del Potente.