Commento, spiegazione e studio di Isaia 10:5-14, verso per verso
Guai all'Assiria, verga della mia ira! Il bastone che ha in mano, è lo strumento della mia indignazione.
Io l'ho mandato contro una nazione empia, gli ho dato, contro il popolo del mio cruccio, l'ordine di darsi al saccheggio, di far bottino, di calpestarlo come il fango delle strade.
Ma egli non la intende così; non così la pensa in cuor suo; egli ha in cuore di distruggere, di sterminare nazioni in gran numero.
Poiché dice: "I miei principi non son eglino tanti re?
Non è egli avvenuto di Calno come di Carkemish? Di Hamath come d'Arpad? di Samaria come di amasco?
Come la mia mano è giunta a colpire i regni degl'idoli dove le immagini eran più numerose che a erusalemme e a Samaria,
come ho fatto a Samaria e ai suoi idoli, non farò io così a Gerusalemme e alle sue statue?"
Ma quando il Signore avrà compiuta tutta l'opera sua sul monte di Sion e a Gerusalemme, io, dice l'Eterno, punirò il re d'Assiria per il frutto della superbia del cuor suo e dell'arroganza de' suoi sguardi alteri.
Poich'egli dice: "Io l'ho fatto per la forza della mia mano, e per la mia sapienza, perché sono intelligente; ho rimosso i confini de' popoli, ho predato i loro tesori; e, potente come sono, ho detronizzato dei re,
la mia mano ha trovato, come un nido, le ricchezze dei popoli; e come uno raccoglie delle uova abbandonate, così ho io raccolta tutta la terra; e nessuno ha mosso l'ala o aperto il becco o mandato un grido".