Commento, spiegazione e studio di Isaia 27:2-11, verso per verso
In quel giorno, cantate la vigna dal vin vermiglio!
Io, l'Eterno, ne sono il guardiano, io l'adacquo ad ogni istante; la custodisco notte e giorno, affinché niuno la danneggi.
Nessuna ira è in me. Ah! se avessi a combattere contro rovi e pruni, io muoverei contro a loro, e li brucerei tutti assieme!
A meno che non mi si prenda per rifugio, che non si faccia la pace meco, che non si faccia la pace meco.
In avvenire, Giacobbe metterà radice, Israele fiorirà e germoglierà, e copriranno di frutta la faccia del mondo.
L'Eterno ha egli colpito il suo popolo come ha colpito quelli che colpivan lui? L'ha egli ucciso come ha ucciso quelli che uccidevan lui?
Tu l'hai punito con misura, mandandolo lontano, portandolo via con il tuo soffio impetuoso, in un giorno di vento orientale.
In questo modo è stata espiata l'iniquità di Giacobbe, e questo è il frutto della rimozione del suo peccato: ch'Egli ha ridotte tutte le pietre degli altari come pietre di calce frantumate, in guisa che gl'idoli d'Astarte e le colonne solari non risorgeranno più.
La città forte è una solitudine, una dimora inabitata, abbandonata come il deserto; vi pascoleranno i vitelli, vi giaceranno, e ne divoreranno gli arbusti.
Quando i rami saran secchi, saran rotti; e verranno le donne a bruciarli; poiché è un popolo senza intelligenza; perciò Colui che l'ha fatto non ne avrà compassione. Colui che l'ha formato non gli farà grazia.