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Disse dunque: Un uomo nobile se n'andò in un paese lontano per ricevere l'investitura d'un regno e poi tornare.
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E chiamati a sé dieci suoi servitori, diede loro dieci mine, e disse loro: Trafficate finch'io venga.
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Ma i suoi concittadini l'odiavano, e gli mandaron dietro un'ambasciata per dire: Non vogliamo che costui regni su noi.
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Ed avvenne, quand'e' fu tornato, dopo aver ricevuto l'investitura del regno, ch'egli fece venire quei servitori ai quali avea dato il danaro, per sapere quanto ognuno avesse guadagnato, trafficando.
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Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ne ha fruttate altre dieci.
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Ed egli gli disse: Va bene, buon servitore; poiché sei stato fedele in cosa minima, abbi podestà su dieci città.
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Poi venne il secondo, dicendo: La tua mina, signore, ha fruttato cinque mine.
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Ed egli disse anche a questo: E tu sii sopra cinque città.
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Poi ne venne un altro che disse: Signore, ecco la tua mina che ho tenuta riposta in un fazzoletto,
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perché ho avuto paura di te che sei uomo duro; tu prendi quel che non hai messo, e mieti quel che non hai seminato.
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E il padrone a lui: Dalle tue parole ti giudicherò, servo malvagio! Tu sapevi ch'io sono un uomo duro, che prendo quel che non ho messo e mieto quel che non ho seminato;
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e perché non hai messo il mio danaro alla banca, ed io, al mio ritorno, l'avrei riscosso con l'interesse?
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Poi disse a coloro ch'eran presenti: Toglietegli la mina, e date la a colui che ha le dieci mine.
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Essi gli dissero: Signore, egli ha dieci mine.
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Io vi dico che a chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
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Quanto poi a quei miei nemici che non volevano che io regnassi su loro, menateli qua e scannateli in mia presenza.