Commento, spiegazione e studio di Numeri 11:1-10, verso per verso
Or il popolo fece giungere empi mormorii agli orecchi dell'Eterno; e come l'Eterno li udì, la sua ira si accese, il fuoco dell'Eterno divampò fra loro e divorò l'estremità del campo.
E il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò l'Eterno, e il fuoco si spense.
E a quel luogo fu posto nome Taberah, perché il fuoco dell'Eterno avea divampato fra loro.
E l'accozzaglia di gente raccogliticcia ch'era tra il popolo, fu presa da concupiscenza; e anche i figliuoli d'Israele ricominciarono a piagnucolare e a dire: "Chi ci darà da mangiare della carne?
Ci ricordiamo de' pesci che mangiavamo in Egitto per nulla, de' cocomeri, de' poponi, de' porri, delle cipolle e degli agli.
E ora l'anima nostra e inaridita; non c'è più nulla! gli occhi nostri non vedono altro che questa manna".
Or la manna era simile al seme di coriandolo e avea l'aspetto del bdellio.
Il popolo andava attorno a raccoglierla; poi la riduceva in farina con le macine o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere in pentole o ne faceva delle focacce, e aveva il sapore d'una focaccia con l'olio.
Quando la rugiada cadeva sul campo, la notte, vi cadeva anche la manna.
E Mosè udì il popolo che piagnucolava, in tutte le famiglie, ognuno all'ingresso della propria tenda; 'ira dell'Eterno si accese gravemente, e la cosa dispiacque anche a Mosè.