Commento, spiegazione e studio di Romani 1:13-23, verso per verso
Or, fratelli, non voglio che ignoriate che molte volte mi sono proposto di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere qualche frutto anche fra voi come fra il resto dei Gentili.
Io son debitore tanto ai Greci quanto ai Barbari, tanto ai savi quanto agli ignoranti;
ond'è che, per quanto sta in me, io son pronto ad annunziar l'Evangelo anche a voi che siete in Roma.
Poiché io non mi vergogno dell'Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza d'ogni credente; del Giudeo prima e poi del Greco;
poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto: Ma il giusto vivrà per fede.
Poiché l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia;
infatti quel che si può conoscer di Dio è manifesto in loro, avendolo Iddio loro manifestato;
poiché le perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedon chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue;
ond'è che essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Iddio, non l'hanno glorificato come io, né l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti, e l'insensato loro cuore s'è ottenebrato.
Dicendosi savi, son divenuti stolti,
e hanno mutato la gloria dell'incorruttibile Iddio in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, e d'uccelli e di quadrupedi e di rettili.