Commento, spiegazione e studio di Romani 3:9-25, verso per verso
Che dunque? Abbiam noi qualche superiorità? Affatto; perché abbiamo dianzi provato che tutti, Giudei e Greci, sono sotto il peccato,
siccome è scritto: Non v'è alcun giusto, neppur uno.
Non v'è alcuno che abbia intendimento, non v'è alcuno che ricerchi Dio.
Tutti si sono sviati, tutti quanti son divenuti inutili. Non v'è alcuno che pratichi la bontà, no, neppur uno.
La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno usato frode; v'è un veleno di aspidi sotto le loro labbra.
La loro bocca è piena di maledizione e d'amarezza.
I loro piedi son veloci a spargere il sangue.
Sulle lor vie è rovina e calamità,
e non hanno conosciuto la via della pace.
Non c'è timor di Dio dinanzi agli occhi loro.
Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che son sotto la legge, affinché ogni bocca sia turata, e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio;
poiché per le opere della legge nessuno sarà giustificato al suo cospetto; giacché mediante la legge è data la conoscenza del peccato.
Ora, però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio, attestata dalla legge e dai profeti:
vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v'è distinzione;
difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio,
e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù,
il quale Iddio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel sangue d'esso, per dimostrare la sua giustizia, avendo Egli usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza;