Commento, spiegazione e studio di Salmi 18:6-19, verso per verso
Nella mia distretta invocai l'Eterno e gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio e il mio grido pervenne a lui, ai suoi orecchi.
Allora la terra fu scossa e tremò, i fondamenti de' monti furono smossi e scrollati; perch'egli era acceso d'ira.
Un fumo saliva dalle sue nari; un fuoco consumante gli usciva dalla bocca, e ne procedevano carboni accesi.
Egli abbassò i cieli e discese, avendo sotto i piedi una densa caligine.
Cavalcava sopra un cherubino e volava; volava veloce sulle ali del vento;
avea fatto delle tenebre la sua stanza nascosta, avea posto intorno a sé per suo padiglione l'oscurità dell'acque, le dense nubi de' cieli.
Per lo splendore che lo precedeva, le dense nubi si sciolsero con gragnuola e con carboni accesi.
L'Eterno tuonò ne' cieli e l'Altissimo diè fuori la sua voce con gragnuola e con carboni accesi.
E avventò le sue saette e disperse i nemici; lanciò folgori in gran numero e li mise in rotta.
Allora apparve il letto delle acque, e i fondamenti del mondo furono scoperti al tuo sgridare, o Eterno, al soffio del vento delle tue nari.
Egli distese dall'alto la mano e mi prese, mi trasse fuori delle grandi acque.
Mi riscosse dal mio potente nemico, e da quelli che mi odiavano perch'eran più forti di me.
Essi m'eran piombati addosso nel dì della mia calamità, ma l'Eterno fu il mio sostegno.
Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò, perché mi gradisce.