Commento, spiegazione e studio di Salmi 88:3-18, verso per verso
poiché l'anima mia è sazia di mali, e la mia vita è giunta presso al soggiorno dei morti.
Io son contato fra quelli che scendon nella fossa; son come un uomo che non ha più forza.
Prostrato sto fra i morti, come gli uccisi che giaccion nella tomba, de' quali tu non ti ricordi più, e che son fuor della portata della tua mano.
Tu m'hai posto nella fossa più profonda, in luoghi tenebrosi, negli abissi.
L'ira tua pesa su me, e tu m'hai abbattuto con tutti i tuoi flutti. Sela.
Tu hai allontanato da me i miei conoscenti, m'hai reso un'abominazione per loro. Io son rinchiuso e non posso uscire.
L'occhio mio si consuma per l'afflizione; io t'invoco ogni giorno, o Eterno, stendo verso te le mie mani.
Opererai tu qualche miracolo per i morti? I trapassati risorgeranno essi a celebrarti? Sela.
La tua benignità sarà ella narrata nel sepolcro, o la tua fedeltà nel luogo della distruzione?
Le tue maraviglie saranno esse note nelle tenebre, e la tua giustizia nella terra dell'oblìo?
Ma, quant'è a me, o Eterno, io grido a te, e la mattina la mia preghiera ti viene incontro.
Perché, o Eterno, rigetti tu l'anima mia? Perché nascondi il tuo volto da me?
Io sono afflitto, e morente fin da giovane; io porto il peso dei tuoi terrori e sono smarrito.
I tuoi furori mi son passati addosso; i tuoi terrori m'annientano,
mi circondano come acque ogni giorno, mi attornian tutti assieme.
Hai allontanato da me amici e compagni; i miei conoscenti sono le tenebre.