Commento biblico del sermone
Marco 7:32-37
I sordomuti.
I. Nostro Signore guarì miracolosamente l'uomo sordo e muto, con mezzi che non possiamo immaginare, che non possiamo nemmeno concepire. Ma la guarigione significava almeno due cose che l'uomo poteva essere guarito e che l'uomo doveva essere guarito; che il suo difetto fisico, la retribuzione di nessun suo peccato, era contrario alla volontà di quel Padre che è nei cieli, il quale non vuole che un solo piccolo muoia. Ma Gesù sospirò allo stesso modo.
C'era in Lui un dolore, una compassione, umanissima e divina. Può darsi che ci fosse qualcosa di troppo di una stanchezza divina, non oso dire impazienza, visto quanto era paziente allora, e quanto è stato paziente da allora per più di milleottocento anni della follia e dell'ignoranza dell'uomo, che porta avanti lui stesso e sui suoi discendenti queste e cento altre miserie prevenibili, semplicemente perché non studierà e non obbedirà alle leggi fisiche dell'universo; semplicemente perché non vedrà che quelle leggi che riguardano il benessere del suo corpo sono sicuramente volontà di Dio come quelle che riguardano il benessere della sua anima; e che quindi non è solo suo interesse, ma suo solenne dovere di studiarli e di ubbidirli, per non sopportare la punizione della propria negligenza e disobbedienza.
II. Cristo aveva davvero del buon seme nel suo campo. Aveva insegnato agli uomini con i suoi miracoli, come aveva insegnato loro con le sue parabole, ai quali apparteneva la natura e alle cui leggi la natura obbediva. E la cessazione dei miracoli dopo che il tempo di Cristo e dei suoi Apostoli aveva insegnato, o avrebbe dovuto insegnare, all'umanità un'ulteriore lezione la lezione che d'ora in poi essi avrebbero dovuto portare avanti da sé, per le facoltà che Dio aveva loro dato, quell'opera di guarigione e liberazione che aveva iniziato.
I miracoli, come profezie, sarebbero svaniti; ma la carità carità che si dedica al bene del genere umano doveva durare per sempre. Cristo, come ho detto, ebbe del buon seme; ma un nemico non sappiamo né donde né quando, certamente entro i primi tre secoli della Chiesa venne e seminò zizzania in mezzo a quel grano. Allora gli uomini cominciarono a credere che il corpo dell'uomo fosse proprietà di Satana e la sua anima solo proprietà di Dio.
Non c'è da stupirsi se in un tale temperamento mentale il miglioramento fisico della razza umana si fermò. Come potrebbe essere altrimenti, mentre gli uomini rifiutavano di vedere nei fatti la volontà di Dio operata, e cercavano, non nell'universo di Dio, ma nei sogni del proprio cervello, scorci di quell'ordine divino e meraviglioso per cui l'eterno Padre e il Figlio Eterno sta lavorando insieme per sempre attraverso lo Spirito Eterno per il benessere dell'universo?
C. Kingsley, Sermoni di Westminster, p. 48.